I diritti universali, accolti come fondamento giuridico delle moderne legislazioni e per loro intrinseca natura orientati all’inclusione, non possono che declinare la loro inalienabilità se non applicandosi alle persone e ai loro bisogni, dunque a diversità e a specificità.
Ora, tra chi si vede negare i propri diritti, il riconoscimento della propria differenza - ed è maggiormente vulnerabile perché non può rivendicare da sé il proprio diritto ma ha bisogno che altri lo facciano al suo posto - c’è il mondo dell’infanzia.
Pure se, in apparenza, la nostra è un’epoca che dedica grande attenzione al bambino, l’infanzia è massimamente sacrificata: tutelata nei diritti contenuti nelle convenzioni e nelle dichiarazioni, eppure ancora privata delle cure, costretta al lavoro, affamata e spesso pure uccisa.
Costruita sugli stilemi dell’adulto, la condizione del bambino è di fatto negata.
Il bambino viene disciplinato e reso prevedibile: ordine, ubbidienza e diligenza, ecco il bravo scolaro!
Il suo immaginario, ovvero quanto dovrebbe infinitamente poter generare e rigenerare, gli viene sottratto, viene standardizzato.
La fantasia è così al servizio del consumo, come uno spazio di felicità surrogata, come una fabbrica di desideri fine a sé stessa.
Sterilizzata l’immaginazione, veicolo della speranza e dell’utopia che sempre ha aperto al cambiamento, l’addomesticazione è compiuta, aprendo la via all’accettazione passiva del presente.
Essere giusti con l’infanzia, rispettarne i diritti, significa per noi “essere giusti” con l’immaginario infantile.
Questo è il lavoro che numerose associazioni stanno portando avanti, lavorando alla tutela degli spazi di poeticità dell’infanzia.
Questi gruppi si sono sentiti accomunati da una prospettiva, un metodo e un approccio di lavoro che può essere riassunto nell’espressione “laboratorio”, del quale il lavoro della Commissione Cultura Alternativa di Carate Brianza e della Befana sul Lambro può rappresentare un punto di riferimento a livello di prassi e di elaborazione teorica.
In questo senso, una vera e propria rete di rapporti e collaborazioni ha condiviso l’idea che nessuno di questi centri propulsivi dovesse appropriarsi dei concetti di “luogo dell’immaginario” o di “spazio di poeticità” che, in quanto spazio generativo di produzione poetica non può essere requisito e collocato in uno specifico luogo e tempo.
Alcuni comuni o enti pubblici locali hanno preteso di autodefinirsi paesi o luoghi in cui situare in modo univoco alcune importanti figure (ad es. “il paese della Befana” o di “Babbo Natale” ecc). Queste sono figure immateriali, spiriti che non possono essere sottratti al magico e al mistero.
Nostra proposta è che venga discussa e sostenuta la tesi della inappropriabilità dei luoghi dove questi miti/festa si compiono.
La Befana sul fiume Lambro è chiamata a gran voce dai bambini, dai fuochi e dai suoni. Arriva in virtù di un rito che si avvera, ma il suo è solo un passaggio, un’apparizione. Non abita il luogo, non ne ha stabile domicilio: il suo luogo di esistenza è “un altro mondo”.
Secondo l'antropologo Marc Augé uno spazio diventa luogo quando è relazionare, storico, identitario.
Le leggende, i miti, gli spiriti delle culture popolari abitano un luogo che pur avendone le caratteristiche non può corrispondere a un luogo fisico che ne prenda la nominazione.
Nominazione è uno degli atti con cui l'uomo "prende possesso" di uno spazio-luogo, sottomettendolo a un rapporto ecosistemico (nel migliore dei casi) di regolamentazione, identificazione e utilizzo (quando non sfruttameno).
Aggettivare paesi o luoghi come "Paese della Befana" significa prendere possesso di una dimensione immaginifica, culturale, spirituale che abita un mondo-luogo dell'alterità. Questa dimensione è per l'uomo percepibile solo sottoforma di figure, di credenze, archetipi e miti che si traducono in usanze, riti, tradizioni: gli spiriti trapassano i luoghi, in un passaggio che simboleggia la loro natura ciclica, ancestrale di per sé indefinita e ne sanciscono l'identità.
In ultima istanza, i simboli che abitano i miti e riti sono strettamente legati alla dimensione emotiva e psicologica dell'essere umano e delle società: si radicano nell'infanzia, albergano l'immaginario personale e collettivo, aiutano al passaggio verso l'adultità, creano ponti con la dimensione del sogno e nella fantasia.
Calarli e forzarli in un contesto come "il paese di ...." significa depauperare questa necessaria dimensione psicologica infantile, sottoponendola a logiche estranee (di appropriazione culturale, turistiche, economiche, pubblicistiche) e privando l'infanzia, ma anche la società, di questo rapporto creativo con l'alterità, il mistero, il non-conosciuto.
I camini non voglion confini NO alla domiciliazione degli spiriti portatori di doni
La Commissione cultura alternativa e il Comitato per il diritto al mito-festa dell'infanzia valorizzano la salvaguardia dei riti e degli spiriti ancestrali che fanno parte delle tradizioni dei popoli di tutto il mondo. Lo fanno attraverso l'animazione collettiva del territorio, la costruzione di reti, la ricerca e il confronto con esperti/e di antropologia, pedagogia ed educazione.
In particolare, da 35 anni studiano le varie declinazione degli spiriti di passaggio, figure ancestrali portatori di doni e simboli del passaggio dall'infanzia all'età adulta e del dualismo morte e rinascita. Tra questi spiriti, la Befana (a noi tanto cara), Santa Lucia, San Nicola, fino ad arrivare a Babbo Natale anche se per quest’ultimo è ormai difficile riconoscere il mito all’origine dell'attuale figura di stampo prettamente commerciale.
Nell'ultimo anno il gruppo di lavoro della CCA ha portato avanti un'istanza contro l'abitudine di identificare un paese o un luogo specifico come "Casa della Befana" o "Il paese di Babbo Natale" considerando questo alla stregua di atto predatorio e sconsiderato, peraltro totalmente estraneo all'approccio antropologico con cui questa materia è trattata e riconosciuta dalla comunità scientifica.
Dietro impulso della CCA e grazie soprattutto alla sensibilità del sen. Roberto Rampi, è stata recentemente depositata presso la Commissione istruzione del Senato un’interrogazione rivolta al Ministro della cultura
(cfr.: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=3/02997&ramo=S&leg=18),
intesa a conoscere quali iniziative si intendano porre in essere per sostenere e sviluppare l’inappropriabilità dei luoghi dell’immaginario.
Vogliamo dare ulteriore risalto all’iniziativa facendo giungere al Ministro una consistente raccolta di firme.
Aderisci anche Tu!
Invia un messaggio di posta elettronica all’indirizzo: rosesco@tin.it Indicando nome e cognome e/o ente o associazione
seguito dal messaggio:
Aderisco alla campagna “NO alla domiciliazione degli spiriti portatori di doni”
Se ci passi adesso per il luogo della festa
troverai solo un fiume in cui si riflettono
gli ultimi raggi di un luminoso inverno.
Ma la gente che sa, che ha già provato a
condividere l’attesa, non ha dubbi: il posto è questo.
E indica l’amico ponte dagli archi ben tesi,
sotto i quali passarono anche le nostre voci.
E indica l’ansa dove dal fiume sembra nascere
ancora una volta il gioco della speranza, il rito
della memoria. E la speranza, di questi tempi,
sembra un bagaglio ingombrante, e la memoria, se
non una colpa, una furia di domande disseminate
a caso.
Dal buio del fiume emerge un canto che di nota
in nota, si fa per noi certezza, forse breve, fragile,
ma a noi così caro, così chiaro, come quei giochi
che ci uniscono ancora.
Il luogo è questo. E il tempo sarà quando la sera,
rivelatasi nave, verrà a risalire la corrente e
a svelare che cosa l’attesa racchiude.
(F.V.)
Dal 1987 l'arrivo della Befana sulle acque del fiume Lambro la vigilia dell'Epifania è diventata una teatralizzazione che si svolge nei pressi del ponte di Agliate.
Promosso dall’Associazione Commissione cultura alternativa (CCA) di Carate Brianza, dal Comitato per il diritto al mito-festa dei bambini e dalla gente della Valle del Lambro; in collaborazione con i comuni di Carate Brianza e di Verano Brianza.
Con il sostegno del Consorzio Comunità Brianza.
Con il patrocinio dei comuni di Albiate, Besana, Briosco, Macherio, Sovico, Triuggio e Veduggio con Colzano; della Commissione Europea, di Legambiente, del Parco Valle del Lambro, della Provincia di Monza e Brianza, della Regione Lombardia.
Con l'adesione di Emergency Gruppo Monza e Brianza.