BEFANA ESSENZIALE il gioco e la poesia: l’irrinunciabile
BEFANA SUL LAMBRO 2013 5 gennaio 2013 ore 18.30 Agliate
Befana 2013: Befana essenziale il gioco e la poesia: l’irrinunciabile
La Befana sul Lambro di quest'anno è essenziale. Dire essenziale non significa ridotta, impoverita o minore. Insomma non è la medesima cosa alla quale siamo stati abituati da Venticinque anni, solo un po'meno. No, niente di meno! La stessa, ma differente. Un filo che non si spezza, e che mantiene appunto l'essenziale. L'essenziale è dunque ciò a cui non di cui non si può fare a meno, ciò al quale non si può rinunciare pena la scomparsa di quanto invece definisce un'esperienza. L'essenziale è dunque l'irrinunciabile, il punto di resistenza oltre al quale non si può andare.
Cos'è stato ed è per il Laboratorio della Befana irrinunciabile, cosa lo ha definito nella sua essenza e lo ha reso riconoscibile attraverso le numerose versioni che si sono succedute nel tempo? Il gioco e la poesia. Questi sono sempre stati i due elementi che hanno caratterizzato l'ideazione, il lavoro, l'espressione della Befana.
Quanto di meno essenziale, direte voi. L'essenziale sarebbero invece i beni primari, quelli di prima necessità. Dice l'obiettore: "possiamo ben fare a meno di gioco e poesia, quando manca l'essenziale". E questo è certamente vero. Ma diciamo che non è tutto; perchè tra i bisogni vitali dell'uomo - quelli che si esprimono con la massima intensità nell'infanzia - ci sono il gioco e la poesia. Lo vediamo bene nei bambini: non possono fare a meno di giocare e di respirare nell'atmosfera rarefatta dell'immaginario; e così noi stessi adulti: non ne possiamo fare a meno, se non al prezzo di ridurre la nostra vita a poca cosa, alla dimensione della sopravvivenza.
Qui interviene la seconda ragione della scelta del nostro tema di quest'anno. La ragione sociale e politica di questa decisione. Anche in questo caso il Laboratorio della Befana opera un intervento politico di resistenza. Rispetto a cosa? Rispetto all'idea che, date le condizioni attuali di crisi e di difficoltà, i cittadini non possano chiedere di più e d'altro che il minimo vitale; ci sentiamo obiettare: "non fate gli schizzinosi, prendete quello che c'è: nel lavoro, nelle scelte di vita, nelle frequentazioni. E invece no! Con la Befana essenziale, intendiamo anche affermare che c'è dell'altro, irrinunciabile per una vita umana piena e degna, al di là delle miserevoli condizioni di pura sussistenza cui molte vite sono oggi ridotte.
Un'altra ragione di riflessione sull'essenzialità infine è relativa all'esperienza espressiva e artistica che qualifica la Befana. Il Laboratorio ha sempre fatto la scelta dei materiali poveri, una scelta di principio, che anche quest'anno si ripete; ma questa si lega anche a una intenzione estetica: nelle opere della Befana la tecnica è sempre stata legata ad un togliere il superfluo, piuttosto che all'aggiungere, al caricare. In questa esperienza estetica che nel corso degli anni si è perfezionata, quel che conta, l'essenziale, è il gesto. Il gesto essenziale, tale perchè non si riferisce immediatamente ad un contenuto identificabile, non veicola direttamente un messaggio o un significato, ma è una vibrazione di senso che si rivolge all'interpretazione diversa di ognuno, di tutti coloro che si disporranno a sentire e a vedere.
Befana essenziale significa che di tutto questo non vogliamo nè possiamo davvero fare a meno.
Mario Vergani
Befana 2013: Nuova Linfa nei Laboratori
Da quest'anno possiamo contare sulla collaborazione di nuove realtà e ne siamo felicissimi perchè, oltre all'evidente apporto pratico, vediamo la più allargata e grande condivisione delle idee che sostengono questa esperienza. L'attenzione al tema ambientale ed al suo costante bisogno di essere salvaguardato, il tentativo titanico della ricostruzione di un immaginario perduto, l'infanzia ed il suo rapporto con la natura sono le colonne, come dire. sono "la scopa" della Befana che, nel vedere l'interessamento di nuove persone, ha deciso di ripresentarsi per ricordarci di non mollare, di non lasciare che le normalizzazioni coprano le fantasie. Possiamo contare sull'aiuto di nuovi soggetti. Alcuni G.A.S. (Gruppi di Acquisto Solidale) della Valle del Lambro e l'Associazione Genitori delle scuole dell'Istituto Romagnosi di Carate interverranno nella produzione delle Lampade (così importanti) e con la presenza di genitori e bambini nelle varie fasi di realizzazione; la Comunità Solaris di Triuggio con l'Atelier di Carate già collaborano con un aiuto in alcuni giorni della settimana; l'associazione "Casa di Emma" con i laboratori di costruzione luminarie per bambini e famiglie.
i contributi:
I primi scritti riguardanti la Befana 2013
CADONO LE RAGNATELE...
Eccoci, dopo le ripetute e ripetute intenzioni di lasciare che la Befana si addormentasse, almeno per un po', a parlarne di nuovo e di nuovo il fuoco si riaccende. Davvero le intenzioni erano serie e determinate....ma si sa, spesso le cose cambiano ed i cambiamenti portano novità, arie fresche giù per il fiume. Si era stanchi, si era in pochi (e forse lo si sarà ancora), si pensava che fosse l'ora giusta per dire basta, per nascondere la barca della Befana, invece lei si è fatta sentire in noi. Capita.
Proprio ieri, al capannone-laboratorio, tra i presenti è nata una nuova discussione (il laboratorio è anche questo) sulla conta delle forze che abbiamo e alla fine, come d'incanto, una lunga e nera ragnatela è caduto dall'altissimo e vecchio soffitto sui fogli dei primi disegni sparsi sul tavolone.... come se la scopa della Vecchia avesse dato un colpetto per dire la sua. Un segno, evidentemente un chiarissimo segno. Ed allora avanti!!
Cari amici della Befana, dopo questo piccolo prologo, siamo qui a dire che si aprono le danze, cominciano i laboratori del fine settimana e lo scriviamo con una grande pulita speranza.
Possiamo contare sulla collaborazione di nuove realtà e ne siamo felicissimi perché, oltre all'evidente apporto pratico, vediamo la più allargata e grande condivisione delle idee che sostengono questa esperienza. L'attenzione al tema ambientale ed al suo costante bisogno di essere salvaguardato, il tentativo titanico della ricostruzione di un immaginario perduto, l'infanzia ed il suo rapporto con la natura sono le colonne, come dire....sono “la scopa” della Befana che, nel vedere l'interessamento di nuove persone, ha deciso di ripresentarsi per ricordarci di non mollare, di non lasciare che le normalizzazioni coprano le fantasie.
Possiamo contare sull'aiuto di nuovi soggetti.
Alcuni G.A.S. (Gruppi di Acquisto Solidale) della Valle del Lambro e l'Associazione Genitori delle Scuole di Carate interverranno nella produzione delle Lampade (così importanti) e con la presenza di genitori e bambini nelle varie fasi di realizzazione; la Comunità Solaris di Carate già collabora con la presenza di ragazzi in alcuni giorni della settimana.
Lettera di Aldo Sangalli
'Non fermarti ai dettagli, guarda l'essenziale!'
Essenziale è un termine piuttosto soggettivo: qualcosa di essenziale per me potrebbe non esserlo per qualcun altro.
'Non fermarti ai dettagli, guarda l'essenziale!'
Ovvero: non perderti a esaminare cose di poco conto, considera solo quelle più importanti.
'Io mi accontento di poco, mi basta l'essenziale.'
Dice la persona concreta e poco incline alla lamentela.
Essenziale sembra comunque sinonimo di qualcosa a cui non si può rinunciare.
Ma cosa c'è di veramente irrinunciabile?
E soprattutto, c'è qualcosa di oggettivamente irrinunciabile perché essenziale per tutti gli uomini ?
In 'Se questo è un uomo' Primo Levi chiede a se stesso e a noi quali e quante privazioni un uomo può sopportare senza perdere la propria umanità.
In un campo di concentramento, sottoposto a un lavoro massacrante e a continue umiliazioni, malnutrito e malvestito, l'uomo vede il proprio essere ridotto ai minimi termini.
Primo Levi, in questo stato di privazione estrema, intuisce il significato profondo dell'essere uomo, quando sente il bisogno irrinunciabile di recitare 'Il canto di Ulisse' della Divina Commedia al giovane alsaziano Jean, il Pikolo, il fattorino del Kommando.
'Ecco, attento Pikolo, apri gli orecchi e la mente, ho bisogno che tu capisca:
Considerate la vostra semenza:
Fatti non foste a viver come bruti,
Ma per seguir virtute e conoscenza.
Come se anch'io lo sentissi per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento, ho dimenticato chi sono e dove sono.'
Se questo è un uomo / Primo Levi; Einaudi: Torino, 1989; p. 102.
La poesia, tanto inutile quanto irrinunciabile, diventa allora espressione di quella libertà che ha l'uomo di trascendere la propria condizione materiale, concreta e contingente, ostile o favorevole che sia, per ricercare il senso più profondo del suo 'essere qui ed ora'.
E questa libertà è la stessa che ha fatto sì che Ulisse, di ritorno dalla guerra di Troia, rinunciasse alla propria casa e ai propri cari, per intraprendere un folle viaggio oltre le colonne d'Ercole, oltre i limiti del suo mondo.
E noi allora avremo il coraggio di salire sulla barchetta della Befana, oltrepassare le colonne d'Ercole, i limiti invalicabili dell'utilità e della necessità del nostro mondo, per approdare al mondo della poesia, del gioco e della libertà creativa, terra d'origine del nostro essere uomini?
Testo di Alberto Bordogna
Canzone del laboratorio
Là nel laboratorio prendi la realtà
Mutane i confini,i suoi limiti,l'età
Là nel laboratorio vola la fantasia
Guarda quel segno nero sembra un ponte per andar via
Mille luci sul fiume l'acqua porterà
A illuminar pupille nella oscurità
Papà la befana arriverà davvero
Certo ha un scialle grande come il cielo nero
Là nel laboratorio l'aria di cosa sa
Pizzica le narici è la creatività
Ti senti visionario ti senti esploratore
L'orologio smette di contare le ore
Mille luci sul fiume l'acqua porterà
A illuminar pupille nella oscurità
Papà la befana arriverà davvero
Certo ha un scialle grande come il cielo nero
Là nel laboratorio il gruppo dà la misura
Alla tua libertà alla tua gioia alla tua natura
Là nel laboratorio devi mettere in conto
Che quando varchi la soglia sei in un altro mondo.
Andrea Magnoni
LA CAFFETTIERA
Mi alzo presto il mattino e la prima cosa che faccio, quasi prima di aprire gli occhi, è mettere su il caffè. “Irrinunciabile”. Sono cinque minuti di presa di coscienza e servono per riconoscermi di nuovo, per darmi un nome.
Oggi ho compiuto il solito rituale mattutino, ma nel guardare la caffettiera, prima delle solite domande del tipo cosa faccio qui, dove vado, come mi chiamo, mi ha colto un pensiero prima informe e poi, nei minuti che servono al caffè per salire, più preciso e sintetico. Non che io abbia grandi pensamenti alle 5 e 30, certo, ma stamane mi sono stupito della lucidità con cui questo si sia palesato.
La mia caffettiera è la poesia!
Quale magia in quel piccolo pezzo di alluminio! Pochi movimenti, calore...ed il “gioco” è fatto.
Preparare un caffè sembra un esperimento dell'alchimista, un gioco da laboratorio, un intruglio da notte dei tempi, anche se oggi preparato sul fornello a metano con accensione piezoelettrica. In ordine: calore, contenitore per acqua, filtro con caffè, guarnizione, contenitore per il risultato della bollitura....Poesia!
Cos'altro è la poesia se non il risultato di questi passaggi? L'acqua scaldata dal calore del fuoco passa attraverso la polvere di caffè e diventa una cosa per molti irrinunciabile. La realtà (acqua) mediata dalla passione e dalla sensibilità (fiamma) si trasforma passando attraverso l'istante poetico (polvere di caffè) e si trasforma (grazie al filtro e alla guarnizione) nell'atto poetico che si manifesta(caffè).
E poi, in questi pochi minuti, il pensiero è andato al laboratorio della Befana. La dentro avviene il medesimo miracolo quando la realtà si trasfigura attraverso la creatività del gruppo e diviene altro e diverso regalando una forma diversa ai materiali ed alle idee. Gioco e poesia.
Anche il laboratorio è la mia caffettiera.
Il caffè è nella tazza, un cucchiaino di zucchero, fuori è ancora buio ma...
Aldo
LA TORRE CHE NON SI CHIAMA
(pomeriggio al laboratorio)
Come la chiami questa torre?
E mi accorgo della stupidità della domanda solo quando l'ho già pronunciata. E' una torre, basta. Dieci metri che puntano al cielo, che indicano una stella. Si, ora è piegata, appoggiata per terra, così da poterla costruire, ma quando sarà nel Lambro diventerà la nostra freccia per bucare le nebbie che ci avvolgono e ci costringono. Sarà ben posizionata, con la cura necessaria a far sì che non si sposti facilmente trascinata dalla corrente e uomini saranno lì a guardarla, quando la sera della Befana non sarà ancora arrivata, a contarne la lunghezza mentre si chiederanno se ce la farà a farsi capire, a lanciare quel messaggio che tutti loro le affidano.
A pensarci la torre sembra proprio il puntale di un dardo, un tronco di piramide affilato pronto a colpire.... ma non credo che possa colpire qualcosa. Rivela, ecco a cosa serve. Rivela la direzione da prendere, la via che conduce all'essenziale.
E' una via così semplice da risultare difficile e impervia, perché è una e solo una, quella che non vogliamo vedere, ma costa, ah se costa! L'essenziale non prevede mediazioni nella sua traiettoria, non curve, non deviazioni, ma un punto preciso, un comportamento unico che esclude e ridicolizza la finzione ed il superfluo e considera l'importanza dell'atto come la risultanza obbligata dell'idea.
La sera arriverà finalmente e con lei tutte le persone che vogliono bene a questa strana Befana dell'Acqua e le lanterne si accenderanno e riempiranno le sponde del fiume.
Una lanterna un bambino, un bambino un dito che indicherà, un dito una torre....
Aldo
E poi...
Abbiamo tolto i nostri segni, i nostri fragili e provvisori segni ed abbiamo restituito al fiume il suo libero scorrere. Terminata la festa abbiamo raccolto le cose e nascosto il nostro passaggio. Mi sono sentito un po' come quando finita una cena con gli amici, si sparecchia e si passa il pavimento... ma forse no, forse s'è lasciato qualcosa. Smontato il grande uovo di fuoco, tagliata edisfatta la torre-indice, prese le torce ed i lunghi colli delle oche, portata via la trottola-giostra. Ecco, tutto sembra in ordine, tutto pulito, via le passerelle e le scale e si chiude il cancelletto della staccionata sulla sponda. Ma no, non è possibile che non si sia lasciato qualcosa. Già attraversiamo il ponte per lasciare il fiume ed un ultimo sguardo all'acqua rivela un colore sotto l'erba vicino alla riva. E' una lampada, di quelle che abbiamo lasciato galleggiare per amare il fiume che è stata fermata nella sua corsa da un ramo nascosto tra i fili. Sorrido un pochino. Abbiamo lasciato qualcosa, abbiamo lasciato il seme, la luce colorata a segnare un cammino.
Aldo
Ogni anno la "Befana" svolge e articola un tema sempre diverso. La scelta del "titolo" nasce non tanto da una casualità o una improvvisazione estranea a tutto ma da un sentire, un esplorare i momenti della vita sociale e culturale che più ci allontanano dalla sua partecipazione.
Per questo la "Befana" si avvale di tanti contributi verbali e scritti.
Contenuti verbali per avere la conferma o la critica del nostro "sentire" per quanto riguarda l'importanza di questo mito, la Befana, principalmente rivolto ai bambini ma dove gli adulti richiamano ed esplorano le loro emozioni che incidono sull'immaginario collettivo. Da questo "parlare" si concretizzano poi i pensieri in contributi scritti.
Su questi ed altri scritti si apre spesso il dibattito, il confronto con operatori ed educatori ma anche semplicemente con genitori e persone che hanno a cuore la salvaguardia della poeticità e della meraviglia del mondo infantile al quale la Befana e il suo mito di passaggio tende.
A partire dai pomeriggi di sabato 10 e domenica 11 novembre inizieranno nei fine settimana i laboratori al capannone di Agliate.
Vi aspettiamo, fiduciosi che la nostra vecchia e nuova avventura possa contagiare. Il tema di quest'anno invita all'essenziale, ma....
Per informazioni: 339.5984689
Dal 1987 l'arrivo della Befana sulle acque del fiume Lambro la vigilia dell'Epifania è diventata una teatralizzazione che si svolge nei pressi del ponte di Agliate (MB)
Promosso da Associazione Commissione Cultura Alternativa (CCA) di Carate Brianza, dal Comitato per il diritto al Mito-Festa dei bambini e dalla gente della valle del Lambro.
Con il patrocinio e il contributo di: Provincia di Monza e Brianza - Parco Valle del Lambro
Comuni di Carate, Albiate, Briosco, Giussano, Macherio, Sovico, Verano
Per informazioni Tel. 0362-906294 Cell. 3395984689 e-mail: rosesco@tin.it