Mario Vergani
I VENTICINQUE ANNI DELLA BEFANA
Testo dell’intervento alla serata di presentazione della Befana 2012
L’idea è di Narima, mi è piaciuta, ne abbiamo discusso con alcuni di voi e l’ho sviluppata.
Quando finisce una storia durata 25 anni è naturale sentire rimpianto o tristezza.
La prima cosa da dire è che il laboratorio si ferma, se si ferma, quando è il momento giusto perché non diventi una professione. Il laboratorio non lo è, perché è invece un’espressione della cultura popolare, quella che passa di mano in mano, attraverso le generazioni.
Guardate che non sto esagerando e lo posso testimoniare. Scusate se ci metto una nota personale: ero bambino quando Enrico e Rosi con altri venivano dai miei e in altre case di amici, di casa in casa a fare la Befana. E ho accompagnato i miei figli nella pancia del grande cigno sul fiume.
La cultura popolare ci precede e ci segue, è di tutti e di nessuno. Abbiamo sempre saputo che quel che facciamo non ci appartiene – brucia in un falò ogni volta – che non dipende innanzitutto da noi. Ha bisogno certo delle nostre invenzioni e del nostro impegno, ma in realtà somigliamo più a rabdomanti che avvertono dov’è sepolta la sorgente.
Voi sapete che cultura popolare e mito sono legati tra loro; infatti abbiamo sempre lavorato sul mito. Quando si chiede qual è il tempo del mito la risposta di scuola è: mai e sempre. Il tempo del mito ci precede e segue (come la cultura popolare).
In tanti miti ricorre la figura dei giganti che si addormentano, si curvano e disegnano con il loro corpo il profilo di una montagna. Non scompaiono. Restano lì come un sedimento roccioso. Questo è il destino del nostro lavoro di 25 anni.
Non sono morti, ma dormono. Il tempo del mito è il tempo del sogno. Il tempo è un bambino che dorme e sogna qualcosa di nuovo e meraviglioso; non sappiamo cosa, si vedrà quando i giganti saranno risvegliati da qualcun altro – un nuovo laboratorio unito attraverso un misterioso legame a questo nostro; quando il fiume della cultura popolare tornerà in superficie in altre forme (questo è per noi il Lambro, il fiume della cultura popolare).
I giganti si sono risvegliati tante volte, grazie ad altri prima di noi, grazie a noi e poi ad altri dopo di noi. E di tutte queste volte i bambini se ne ricordano ancora.
Ma adesso lasciamoli dormire e sognare.