LABORATORIO
Un rettangolo di cemento contornato da alte pareti con finestroni a quadretti dalle quali si vedono solo cielo e foglie: questo è il laboratorio, quello fisico, e anche freddo.
Potrebbe essere qualsiasi luogo... ma è proprio questo il fulcro!
Vero, il laboratorio- capannone è così, con il suono dolce del Fiume come sottofondo, con le cose, il costruito, il da-costruire e le vecchie creazioni appese o accatastate.
A volte però, piano piano, si riempie di persone, di bambini, di voci, profumi e sembra prendere forma, una qualsiasi forma.
Questo preciso momento si interseca con la più grande delle speranze.
Attraverso la custodia e la protezione del mito, con la manualità e l'invenzione, con il colore usato e la materia che cambia aspetto, si manifesta il vero intento, intento che è tanto grande quanto difficile.
La sostanza che diventa “modus vivendi”.
Il laboratorio che da luogo fisico si trasferisce nella mente e che da questa, poi, migra nella vita di tutti i giorni e diventa la “qualsiasi” forma di ognuno.
Ecco la grande speranza.
Che tutti i giorni siano un laboratorio, che ogni gesto ritorni ad essere il riflesso di un pensiero, ogni colore una possibilità diversa, che il risultato sia frutto di discussione e percorsi diversi e critici, che non ci si fermi all'apparenza, che non ci si accontenti dell'immediatamente disponibile.
Questi gli auspici, queste le illusioni.
Allora il mito-festa troverà una collocazione fuori da sé.
Aldo